A cura di Daniele Panucci e Davide Servente
8 dicembre 2021 – 1° maggio 2022
MuDA Museo Diffuso Albissola – Centro esposizioni. Via dell’Oratorio 2, Albissola Marina
Lavanderia, Associazione Culturale Angelo Ruga. Via Stefano Grosso 49, Albissola Marina
Un «mondo in sospeso fra onirico, realtà e mito». Così il professor Franco Sborgi descriveva nel 2008 l’universo poetico e simbolico – ancora pregno di mistero e a tratti indecifrabile – dell’artista Angelo Ruga, popolato da una curiosa e variegata galleria di personaggi «liminali», legati in parte alle attività quotidiane e alla terra e al contempo avvolti da un alone di misticismo e sacralità.
La mostra retrospettiva si propone di fornire una panoramica della vasta e poliedrica ricerca dell’infaticabile artista piemontese, che in Albissola trovò una ‘seconda casa’ prima di preferirle la tranquillità della campagna langarola, che occuperà un posto d’onore tra i soggetti prediletti dal pittore. Albissola e Clavesana costituiscono proprio l’alfa e l’omega dell’esposizione, la quale, attivando dialoghi anche inediti fra diverse opere dell’artista, testimonia l’evolversi delle soluzioni formali e stilistiche attraverso i decenni. Gli 80 chilometri che separano i due centri (soventemente percorsi da Ruga), così come i quarantacinque anni che separano la tavola con lo scorcio albissolese (1954) dall’olio su tela che omaggia le colture della vicina Boves (ultima opera portata a termine dall’artista, nel 1999), costituiscono la perfetta sintesi narrativa di un percorso nel quale è possibile individuare alcune tappe significative e altrettanti macro-temi particolarmente rilevanti per Ruga: il cerchio, i paesaggi collinari, la figura femminile, la guerra e la morte, il pericolo e le insidie, gli insetti, la poesia, i giochi e l’amore.
Nella generosa produzione di Ruga, le tematiche si intrecciano, i soggetti ricorrono, i modelli vengono reiterati e declinati attraverso tecniche, soluzioni e formati diversi. Per questo motivo vengono qui proposti tre tematismi che permettono di mettere in evidenza la predisposizione mitopoietica dell’artista-poeta: il ciclo degli Spaventapasseri (di cui fanno parte le monumentali e allo stesso tempo ischeletrite sculture polimateriche realizzate negli anni Settanta e poste a guardie dei campi e delle vigne, che costituirono l’ispirazione per dipinti, incisioni e poesie), quello – particolarmente forte e suggestivo – delle Bimbe di Terezin (dedicato alle giovani vittime della scellerata ferocia nazista durante il conflitto mondiale e votato alla denuncia degli orrori della guerra) e infine la serie dei Giochi d’amore (figure, la cui espressività quasi drammatica è amplificata dalla semplificazione delle forme, “sorprese” in un momento parossistico di erotismo e intimità).