A cura di Daniele Panucci e Associazione Culturale Angelo Ruga
29 maggio – 4 settembre 2021
Lavanderia, Associazione Culturale Angelo Ruga. Via Stefano Grosso 49, Albissola Marina
La mostra GIOCO INFORMALE, Angelo Ruga è stata curata dall’Associazione Culturale Angelo Ruga insieme al dott. Daniele Panucci e fa parte di un percorso di studio volto a rivalutare in modo critico e storiografico l’opera di Angelo Ruga. Fin dai suoi esordi in Italia ad inizio Novecento, la fantasia degli artisti è stata spesso condizionata dal gioco dal calcio, sintesi perfetta di emozioni, dinamismo, velocità e spettacolo. Tra coloro che in ambito nazionale hanno affrontato il tema, anche il maestro torinese Angelo Ruga (1930-1999), ricordato dagli albissolesi non solo come artista ma anche come abile ed altrettanto umile allenatore delle giovanili della squadra locale.
Il rapporto di Ruga con il mondo del pallone ha origini lontane: da ragazzino giocò nelle giovanili della Juventus, nonostante la sua fede “granata”, poi il calcio lo portò dapprima in Basilicata, tra le fila del Potenza, poi nel Centro Italia tra Toscana, Umbria e Marche, ed infine ad Albissola Marina, dove venne chiamato a giocare nell’estate del 1954. La promettente carriera artistica di Ruga – che grazie alle esperienze albissolesi al fianco dei grandi maestri che vi lavoravano e con il successivo ritorno a Torino due anni più tardi si stava consacrando come ascendente protagonista nel panorama dell’arte informale – mise in secondo piano quella da calciatore, ma l’interesse per il pallone, antica passione, non venne mai meno.
In parallelo rispetto alle ricerche grafico-pittoriche sui Giochi (1985-1990), il calcio – che prima di allora non era mai entrato in maniera pregnante nella produzione artistica di Ruga pur avendo rivestito una grande importanza nella sua vita – fa la sua apparizione, probabilmente ispirato dalla Coppa del mondo del 1986: l’artista iniziò una serie di disegni e dipinti dedicati agli stadi – caratterizzati dalla comune forma ellittica ereditata dal modello delle teste delle Bimbe di Terezín – affrontati sinteticamente e in maniera espressiva e tensionale piuttosto che naturalistica o descrittiva.
Esporre le ricerche figurative sul calcio condotte con maestria e introspezione dall’artista torinese in questo preciso momento storico, risulta ancora più significativo: l’attenzione si sposta dal rettangolo di gioco dove si dovrebbero sfidare gli idoli delle masse agli spalti gremiti di festanti supporters, tenuti lontani dagli stadi da oltre un anno a causa dell’emergenza epidemiologica, per ricordarci ancora una volta che ‘il calcio è dei tifosi’.